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Cantiere Milano's video: 07 06 Milano Black Lives Matter: il razzismo non fa respirare

@07/06 Milano_Black Lives Matter: il razzismo non fa respirare
Il razzismo non fa respirare. A Milano, come in decine di città negli Stati Uniti, in Europa e nel mondo, il razzismo toglie il fiato. Ieri la manifestazione è stata un momento in cui riprendercelo, quel fiato, per poter gridare al mondo la nostra rabbia, ma anche per dare spazio al significato delle parole Black Lives Matter, qui e ora, nella nostra Italia. Siamo state e stati insieme nella piazza della Stazione Centrale, luogo simbolo della libertà di movimento e della sua segregazione, per poi muoverci fino in via Zuretti, dove nel 2008 Milano ha perso un figlio: Abdul William Guiebre detto Abba, ucciso a sprangate con l'accusa di aver rubato un pacco di biscotti. Ieri abbiamo protestato contro il sistema di oppressione razziale vigente negli Stati Uniti, e in ugual misura contro la dimensione strutturale del razzismo di Stato in Italia: nel nostro Paese significa non vedere come "altro" il corpo nero e agire di conseguenza. Significa approvare la Riforma sulla Cittadinanza, che abbiamo definito "l'elefante nella stanza" perché nessuno può più far finta di non vedere. Significa lottare con ogni forza perché nessun* debba più morire nel Mediterraneo o sulla rotta balcanica, perché nessun venga più imprigionato per il solo motivo di esistere o torturato in un moderno lager in Libia o in Turchia, o in Italia, nei Centri per il Rimpatrio (CPR). Significa superare le Leggi sull'immigrazione come la Bossi-Fini, i Decreti Sicurezza, e smettere di vedere i lavoratori razzializzati come corpi “di cui si può disporre e disfarsi senza remore, corpi utili a raccogliere frutta e verdura ma non persone a cui offrire sicurezza sul lavoro e diritto alla salute”. Oltre agli 8 minuti e 46 secondi di silenzio, in ricordo dell'assassinio di George Floyd, abbiamo ripetuto insieme i nomi e le storie delle persone uccise dal razzismo in Italia dagli anni '80 a oggi, per poi muoverci verso via Zuretti insieme a migliaia di persone. Con le nostre mascherine e i nostri corpi, la mobilitazione di ieri è stato luogo di cura collettiva. La Cura può assumere forme diverse, a seconda degli attacchi che ci si trova a fronteggiare e delle ferite che si devono guarire. Con le x per terra e le richieste dal palco, a Milano come in tutto il mondo, la rabbia, la frustrazione, ma anche la gioia di generazioni di esclus*, di sacrificabil*, è stata protagonista. Aggiungiamo che troviamo intollerabile che ci venga puntato il dito contro quando in questi giorni abbiamo assistito ad assembramenti di sovranisti e negazionisti, persino dell'epidemia, per questioni dall'urgenza alquanto discutibile. Noi su quella piazza abbiamo preso spazio e marciato per rivendicare diritti fondamentali. A tutte e tutti coloro che vogliono sporcare e deviare l'attenzione da quei messaggi, diciamo che non siamo disposti a sprecare energie, perché il lavoro è tanto e servono alleati. Siamo certe e certi che chi guarda i video degli interventi di ieri, le foto, le facce, gli occhi, le mani, saprà dentro di sé cosa c'era in quella piazza. Se ciò che vede è solo la mancanza di distanza tra una persona e l'altra, allora non ci vede.

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Cantiere Milano
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