Davide Pivetti's video: FRANCO PIVETTI L ANTOLOGICA 2019 A CASARTISTI

È cambiato davvero tutto da quel lontano 1983 quando per la prima volta Franco Pivetti metteva piede alla Casa degli Artisti di Canale. L’ente culturale - oggi prestigioso volano turistico dell’Alto Garda - era nato nel 1967 come omaggio della comunità intellettuale e artistica a Giacomo Vittone, motore di tante iniziative negli anni Cinquanta e Sessanta. La Casa a lui intitolata aveva già ospitato alcune iniziative, ma all’inizio degli anni Ottanta era sempre più sentita l’esigenza di farne qualcosa di più dinamico e aperto, in grado di intercettare il turismo culturale e di rappresentare il punto di inizio di una rinascita del borgo che allora sembrava quasi impossibile in un villaggio medioevale pressoché abbandonato. Pivetti portò con sé una visione di ampio respiro. Da direttore artistico della Casa - allora sostenuta dai comuni di Tenno, Riva, Arco e Nago-Torbole, con quest’ultimo che poi si è sfilato - ha lanciato eventi come la “Biennale Internazionale della grafica” (in quattro sedi contemporanee), “Tra sogno e magia”, “Dalle mani al computer”, “Aesthetronica” i convegni nazionali di Arteterapia e decine di altre manifestazioni cresciute negli anni assieme alla Casa, in un programma che è arrivato ad avere ben 18 eventi in una stagione estiva, centinaia in oltre trent’anni di direzione. Ma Pivetti, che tanti in Trentino conoscono proprio in questo ruolo, è anche un apprezzato autore. Così la Casa degli Artisti, ora guidata da Roberta Bonazza, ha deciso di ospitare in una mostra antologica colui che fino al 2017 ha ospitato tutti gli altri. Da domenica al 6 gennaio tutto il percorso artistico di Pivetti sarà in mostra nei saloni di Casartisti: «Da bambino avevo una zia che suonava l’organo della chiesa e dipingeva paramenti sacri - ricorda l’artista oggi 83enne - fin da giovanissimo da lei ho avuto le prime lezioni di musica e disegno, poi ho cominciato a frequentare lo studio di un pittore a Modena e l’Istituto d’arte. In casa, nella soffitta, mi ero fatto il mio studio, erano gli anni ‘50 e riuscire a vivere con la pittura era difficile. Per questo ho dedicato molti anni anche alla musica, formando un quartetto musicale che ebbe la fortuna di far concerti in locali pregiati in Europa, Nord Africa e Medio Oriente. Questi viaggi mi diedero la possibilità di visitare musei, gallerie d’arte e conoscere artisti». La prima personale è a Modena (dove è tornato ad esporre proprio in queste settimane) nel 1966: ambientazioni, colori e sapori di città come Tripoli, Tunisi, Beirut in disegni e dipinti. Dal soggiorno in Belgio nasce il riferimento creativo fino a tutti gli anni Settanta, nel cosiddetto “periodo magrittiano”. Contemporanea è la ricerca sul simbolismo che lo porta a trovare un nuovo percorso che si conclude nei primi anni Ottanta, quando poi incontra quell’ “automatismo gestuale” che da allora accompagna l’arte di Pivetti e gli ha dato le maggiori soddisfazioni in termini espositivi (in musei d’Italia e in gallerie europee) e che maggiormente ha interessato la critica (Carrieri, Tavoni, Solmi, Di Genova, Micieli, Celli, Di Martino, Margonari e altri). «Un approdo all’arte fantastica nella quale ancora oggi mi riconosco e alla quale dedico le mie creazioni più recenti, nonostante nel frattempo, abbia sperimentato anche altri supporti artistici come la gioielleria, la ceramica, la scultura» spiega Pivetti alla vigilia della vernice. La mostra si è inaugurata domenica 17 novembre 2019 alle 11 a Canale. Aperta tutti i giorni fino all’Epifania 2020 (tranne il lunedì) anche durante i frequentati mercatini natalizi ospitati nelle prossime settimane in uno dei cento borghi più belli d’Italia. Divenuto tale anche grazie al lavoro iniziato in quel lontano 1983.