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Mi-ka-El CHI E' COME DIO's video: La morte di una povera stella africana ci sono errori di montaggio guardate l altro filmato

@La morte di una povera stella africana (ci sono errori di montaggio guardate l altro filmato) ....
Ieri è stata uccisa a martellate. Un colpo alla testa che non le ha lasciato via di scampo. Ma Agitu, l’allevatrice etiope conosciuta e stimata in tutto il Trentino che a gennaio avrebbe compiuto 43 anni, è stata anche violentata. È quanto emerso dall’interrogatorio del suo assassino, un suo dipendente di origine ghanese arrestato nella notte dai carabinieri della compagnia di Borgo Valsugana che insieme ai colleghi del reparto operativo del comando provinciale, guidati dal sostituto procuratore Giovanni Benelli e dal procuratore Sandro Raimondi, indagano sull’omicidio. I militari hanno trovato anche l’arma del delitto: un martello. Il corpo della donna è stato trovato accasciato a terra all’interno della sua abitazione, nella sua camera da letto, al secondo piano di un edificio di proprietà del Comune, che comprende anche la canonica del paese, in località Plankerhoff, a Frassilongo, un complesso che sorge a pochi chilometri dalla sua azienda agricola. I carabinieri stanno cercando di ricostruire quei terribili minuti all’interno della stanza da letto di Agitu, che da circa tre anni aveva preso con sé un collaboratore per l’azienda agricola, un uomo di 32 anni, di nome Adams Suleiman. Un pastore che lei aveva accolto e aiutato. L’uomo è stato fermato in serata e portato in caserma dove è stato interrogato per ore e ha confessato. Non è ancora chiaro il movente: all’inizio sembrava trattarsi di un problema di soldi e di uno stipendio non corrisposto. Ma il fermato ha raccontato di avere anche abusato sessualmente della vittima quando questa era già agonizzante a terra. Ha ammesso le sue responsabilità, dando descrizioni dei fatti in linea con le risultanze emerse dai rilievi effettuati dagli investigatori Agitu Gudeta, il custode della sua azienda confessa l’omicidio: l’ha colpita con un martello e violentata mentre era agonizzante Adams, un pastore ghanese di 32 anni, ha ammesso la propria responsabilità davanti ai carabinieri e al magistrato. All'origine del gesto una lite scoppiata in casa di Agitu per uno stipendio non corrisposto: l’uomo ha quindi impugnato un martello che la vittima teneva dietro a un termosifone di casa, forse per proteggersi, colpendola con quello alla testaLa capra felice” era il sogno della sua speranza di libertà e di integrazione culturale, ma è diventato il luogo dove Agitu Gudeta Idea, etiope, ha trovato una fine orribile. L’1 gennaio avrebbe compiuto 43 anni. È stata trovata in camera da letto, con la testa fracassata a colpi di martello nell’ex canonica di Plankerhoff, a Frassilongo, nella vallata trentina dei Mocheni, una laterale della Valsugana. Per l’omicidio è stato interrogato a lungo, e poi fermato, Adams Suleimani, un pastore ghanese di 32 anni a cui lei aveva dato lavoro e che era diventato il custode dell’azienda. Rintracciato nella notte in una stalla dell’azienda nella quale si era rifugiato, ha ammesso la propria responsabilità davanti ai carabinieri e al magistrato. All’origine del gesto una lite per ragioni economiche, scoppiata in casa di Agitu per uno stipendio non corrisposto: l’uomo ha quindi impugnato un martello che la vittima teneva dietro a un termosifone di casa, forse per proteggersi, colpendola con quello alla testa più volte fino a lasciarla a terra, senza vita, dove è stata poi trovata nel pomeriggio da una coppia di vicini. Quindi ha aggiunto un particolare agghiacciante: mentre Agitu era agonizzante a terra l’ha violentata. Agitu aveva trovato in Trentino la sua seconda patria dopo essere fuggita dall’Etiopia dove era stata minacciata e inquisita per l’impegno contro il “land grabbing”, ovvero la razzia di terre dei pastori da parte delle multinazionali. Ma anche in Italia aveva dovuto confrontarsi con violenze, diffidenze e problemi di integrazione. “Mi insultano, mi chiamano brutta negra, dicono che me ne devo andare e che questo non è il mio posto” aveva denunciato. Un pastore della zona è stato condannato un anno fa a 9 mesi di reclusione per lesioni nei suoi confronti, ma assolto dall’accusa di stalking aggravato dall’odio razziale. Ed è stato proprio l’uomo uno dei primi ad essere interrogato nella caserma dei carabinieri di Borgo Valsugana, dopo la scoperta del corpo da parte di una vicina, che era entrata in casa perchè insospettita dal fatto che Agitu non si fosse presentata all’appuntamento con un geometra, assieme al quale avrebbe dovuto discutere il progetto di ampliamento dell’azienda agricola. Ma il pastore italiano ha potuto chiarire la propria estraneità all’omicidio. Poi, tramite l’avvocato Claudio Tasin, ha rilasciato una dichiarazione: “E’ una tragedia. Non c’è giustificazione per quanto accaduto e lo dico nonostante la mia esperienza personale”

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