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NERO ITALICO's video: Il servo Tsipras e l eroico Orb n

@Il servo Tsipras e l'eroico Orbàn
Davanti ad una situazione di alta disoccupazione, recessione, deflazione, in cui la domanda aggregata -quanto si spende in generale in una economia- è in crollo verticale. L’unica Una soluzione onesta è un aumento del disavanzo dello Stato che immetta nuova liquidità e quindi domanda nell’economia, “costringendo” le imprese ad assumere per far fronte ai nuovi ordinativi. Ovviamente, questo tipo di politiche richiede una banca centrale subordinata al governo che possa quindi sostenere il deficit pubblico ed evitare che lo Stato rimanga ostaggio. E qui arriviamo al nocciolo della questione, cioè l’inflazione. Ci è stato detto per decenni che l’indipendenza della banca centrale era necessaria per impedire ai politici di coprire le proprie magagne stampando tonnellate di cartamoneta e mandando l’inflazione alle stelle. Tale bufala ha ovviamente convinto i sindacati a passare armi e bagagli con il nemico, ovverossia con quelli che dall’inflazione ci perdevano di più vedendosi svalutare i propri asset finanziari: banche e redditieri. Perché parliamo di bufala? Perché la storia recente dimostra senza tema di smentita che i prezzi non dipendono di per se dalla moneta altrimenti gli Usa, con le decine di trilioni di dollari che la Fed ha usato per comprare i crediti marci delle banche americane, dovrebbero essere in una iperinflazione in stile Weimar. Persino Draghi ha ammesso che il suo Qe non ha alcun effetto diretto sui prezzi. Questo perché i prezzi non dipendono dalla moneta, ma dai costi che le imprese produttive e commerciali devono sostenere, fra cui il lavoro è uno di quelli più pesanti. E cosa rende il lavoro più o meno costoso, se non la legge della domanda e dell’offerta? In altre parole: se per effetto delle politiche fiscali espansive (aumento del deficit pubblico) del governo il lavoro diventa, come si suol dire, marginalmente raro, cosa succede ai salari, e quindi ai prezzi? Crescono entrambi. E cosa succede se, poniamo, aumenta invece la disoccupazione marginale per effetto di scriteriate politiche immigrazioniste? Esattamente: deflazione salariale. Certo, apparentemente questo sembra essere un gioco a somma zero, nel senso che se gli aumenti salariali si ripercuotono necessariamente sul tasso d’inflazione, allora ben difficilmente questa situazione può essere vista come un guadagno per i lavoratori e la società tutta. Questo però è solo se non si considera che in realtà, se ben indirizzato, il deficit pubblico può servire ad incrementare la produttività del lavoro (in pratica, il Pil aggiunto da un’ora di lavoro di un singolo operatore) e quindi paradossalmente rendere “meno inflattivo” l’incremento della domanda aggregata, aumentando i margini delle imprese. Per questo abbiamo sempre insistito sulla necessità di uscire dall’euro ed utilizzare la banca centrale per monetizzare un audace programma di investimenti pubblici in particolare nelle infrastrutture fisiche di base che, nel lungo periodo, possano aumentare l’efficienza e la competitività del nostro sistema economico. Finanziare le infrastrutture fisiche di base non è la stessa cosa che regalare un reddito di cittadinanza o al limite, come proposto dai teorici della Mmt, assumere tutti i disoccupati in un qualche baraccone pubblico per fargli raccogliere le cartacce dai parchi. Certamente però non potremo sfuggire, nel perseguimento di queste politiche di piena occupazione, ad un certo incremento dell’inflazione ed è per questo che esse non possono essere perseguite all’interno dell’Eurozona. Se anche infatti si cambiasse, come pretendono i Varoufakis di turno, lo statuto della Bce, obbligandola per esempio a monetizzare programmi di riassorbimento della disoccupazione nei singoli Stati, torneremmo ad accumulare deficit commerciali cronici con la Germania a causa delle sue politiche apertamente deflazionistiche che l’hanno portata a diventare il creditore d’Europa. Per cui, uscire dall’euro ed usare la sovranità monetaria per riassorbire la disoccupazione, ovvero come abbiamo detto monetizzare un programma di investimenti pubblici in disavanzo atto ad incrementare occupazione, risparmio diffuso e produttività del lavoro, lasciando che l’inflazione conseguente si scarichi sul cambio senza compromettere quindi la nostra competitività internazionale nel breve periodo…. (continua) GUARDA E DIFFONDI TUTTI I VIDEO VERITA’ DI NEROITALICO. VISITA IL SUO CANALE https://www.youtube.com/channel/UCAkxqy4Nx5wvtSdxNvLOtPA

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