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SALVATORE MONETTI SCRITTORE EDITORE's video: ANGELO D ONOFRIO SIGNORI DELLA CORTE SIAMO TUTTI COLPEVOLI

@ANGELO D’ONOFRIO SIGNORI DELLA CORTE SIAMO TUTTI COLPEVOLI!
ANGELO D’ONOFRIO SIGNORI DELLA CORTE SIAMO TUTTI COLPEVOLI! Vita di un avvocato di provincia Avvocati… Cosa ne sappiamo del loro mondo “sacro e maledetto”… Spesso ci facciamo delle idee che poi diventano pregiudizi. Non sempre si trovano a difendere la parte “giusta”; noi dal lato opposto della barricata, non sempre ne comprendiamo l’essenza. Ho avuto il piacere di avere un grande amico, un amico avvocato. Conosco la sua umanità, la sua simpatia, ma leggendo il suo “diario di viaggio” ho avuto la possibilità di scoprire il mondo che vive e che lo vive, la sua anima vestita con la toga. Quando ho letto il momento della vestizione, la passione con la quale lentamente scivola sulle spalle e sul corpo, mi ha portato a visitare i numerosi palazzi fatti di corridoi immensi, di soste e corse. Tra sorrisi e commozione, ho avuto l’opportunità di calarmi ancor di più nella sua professione fatta di incognite, notti insonni, con il fiato sospeso e ore interminabili ad attendere l’esito di una causa. Gli aneddoti, le storie vissute qui narrate, seppure mostrano e sembrano momenti di ilarità trattenuta innocentemente, hanno portato alla luce aspetti di una sensibilità sconosciuta. L’avvocato costruttore di cause, arringhe, difese con voce imperante, con aulica eloquentia, nata e offerta dagli atenei del diritto romano, si è reso umile e nobile nei cospetti della differente specie umana. Anima camaleontica e fortemente empatica, ironica, mai scostante e cinica. Il tessuto sociale, descritto da un e-sperto forense, diventa non solo una narrazione, ma uno studio antropologico. Non c’è una modalità oppure un uso improprio e speculativo del disagio di un cliente, dell’ego esageratamente urlato di colleghi “Principi del Foro”. Tutto diventa un’osservazione oggettiva e soggettiva di un “Teatro Reale”, vissuto, che si ostina a non rico-noscere la parola rispetto e amore per il prossimo. Il titolo della raccolta “Signori della Corte, siamo colpevoli!” lascia il lettore per un attimo smarrito: come può un avvocato dichiarare colpevoli anche i “Signori della Corte’”? Lo stesso personaggio raffigurato in copertina si fa notare con uno sguardo curioso: perché la toga? Perché sotto la toga un uomo malconcio nell’abbigliamento? Ebbene, avendo io assistito alla stesura del libro, con An-gelo ho avuto modo di discutere più volte su come rap-presentare questa raccolta e, come spesso accade alla fine di un lavoro, si fa il resoconto riflettendo sul vissuto pas-sato e presente. Ne è venuto fuori che non sempre il proteggere, il farsi promotore della legalità, il capire l’umanità del mondo che ci circonda sia garante di “benessere”. Spesso ci si trova a combattere contro un muro di gomma che ci respinge nei principi e nei valori, come se tutto ciò in cui abbiamo creduto ci rifiutasse. È come un boome-rang di ritorno che ci colpisce disilludendoci. Alcuni episodi (del tipo in cui un avvocato della controparte chiede al teste “Lei ha visto l’auto attingere da tergo l’ape?”) colpiscono in modo particolare e nel ridere, ci si rende conto di come a volte la “saccenza la-tinista” di alcuni personaggi forensi voglia mettere in risalto il disagio e la semplicità di una persona comune, mettendola in ridicolo e facendola diventare il “giullare” del processo. Ribaltando la situazione, ci si può trovare di fronte alla smisurata superbia del cliente “ignorante” imbrigliato nella rete della giustizia, che pretende di voler superare le conoscenze professionali dell’avvocato. Molto triste è quando le persone con le quali si condivide la quotidianità (quali amici o parenti), non apprezzando la professione svolta, pretendono di usufruire gratuita-mente di consigli e favori legali Così come purtroppo, spesso, non si ha il piacere di avere come interlocutori Magistrati di Calibro. Leggendo questa raccolta, scritta con il desiderio di regalare un sorriso, non si può evitare di riflettere sui tanti spaccati di questa società che, seppure in continua evoluzione, mette in rilievo alcune azioni, diversi concetti abbarbicati a un tradizionalismo oscuro e alquanto patetico. È una bella passeggiata nel profondo di chi sotto la toga non ha solo un’anima di legge, ma quella di un poeta innamorato della vita, un sognatore che si rifiuta di vivere in una gabbia di qualunquismo e utopia, che a tutti i costi cerca di creare una simbiosi tra il suo “sentire la vita” e le persone che ne fanno parte. Il rapporto con Zia Rosetta, per esempio, esplicita come Angelo sia legato alla sua terra, alle tradizioni, pur scoprendo il mondo in tutte le sue sfaccettature. Il libro è piacevolissimo da leggere, un viaggio che arricchisce e regala anche momenti di dolce e profonda poesia. Prof.ssa Velia Martucci

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SALVATORE MONETTI SCRITTORE EDITORE
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